presenta:

EDWIN JARVIS

UN FEDELE SERVITORE
di FABIO VOLINO

 

Palazzo dei Vendicatori.

Jarvis sta ripulendo con meticolosità tutte le cornici dei quadri presenti in questo celebre edificio, che ospita gli Eroi più potenti della Terra. Non sono solo semplici ritratti, sono momenti di storia, istantanee di vita, che vanno trattate con cura e riguardo.
Quasi senza accorgersene, Jarvis li osserva uno ad uno: il matrimonio tra Visione e Scarlet, la prima assemblea, l' arrivo di Capitan America, il nuovo ordine con Occhio di Falco, Scarlet e Quicksilver. E poi... il suo ritorno dalla convalescenza. Jarvis ha un breve flash di lui che viene malmenato da Mr. Hyde, ma lo allontana subito: non deve e non vuole pensarci.
Da quanto tempo solchi questi corridoi, fedele servitore? Sembra passata una eternità. E quante sventure hai vissuto anche sulla tua pelle? Un altro flash: Jarvis viene ipnotizzato da Ultron. Ancora una volta il maggiordomo scaccia queste cupe visioni. Perché ritornano così spesso ultimamente? Cosa gli sta accadendo? Non può nemmeno chiedere aiuto a qualcuno per avere una soluzione.
Infatti, i Vendicatori non sono presenti. Ogni contatto con loro è impossibile da quando ieri hanno varcato la soglia di una strana struttura apparsa dal nulla in Central Park*. Sono scomparsi, dispersi. Ancora. Jarvis vede sé stesso con la barba incolta e trasandato nel periodo in cui

* V. Vendicatori 13

molti eroi erano stati ritenuti morti in seguito allo scontro con Onslaught. Che giorni terribili, quelli.
Stavolta è il campanello del palazzo a far ritornare Jarvis alla realtà. Si reca al cancello senza neanche dare un' occhiata al videocitofono (non è molto a suo agio con questi mezzi moderni) e, non appena capisce chi è il visitatore, un sorriso si forma sul suo volto.
"Lupe!" esclama. Maria De Guadalupe Santiago, la sua figlia adottiva proveniente dal Sud America e recentemente trasferitasi negli Stati Uniti per poter studiare al college. Una società specializzata in adozioni a distanza e il buon cuore di un uomo hanno reso possibile ciò.
"Hola, tio Edwin" dice lei. Una famiglia, una vera famiglia. Ecco ciò che è mancato per molto tempo a Jarvis: dapprima ha colmato un piccolo vuoto grazie alla sua amata Glory e, ultimamente, anche il suo più vivo desiderio di essere considerato padre si è avverato. Anche se a volte il destino è davvero beffardo, in quanto Maria è una ragazza speciale: può cambiare i suoi lineamenti, assumere aspetto e movenze feline e divenire l' essere noto come Artiglio d' Argento.
Jarvis e Maria si recano nella cucina del palazzo, dove vi è ancora una ala distrutta in seguito all' attacco di Machinesmith. Sembra passata una eternità, in realtà solo pochi mesi. Domani gli operai di Tony Stark colmeranno anche questo vuoto e finalmente il palazzo tornerà al suo antico splendore. Ma quante volte questo evento si è già verificato? Quante volte l' edificio è già stato distrutto? Arrivano i Signori del Male, Jarvis, e vogliono procurarti grande dolore! Anzi no, è solo una illusione. Anche se tremendamente reale.
"Ti vedo pensieroso, tio Edwin" afferma Maria.
"Sì, hai ragione" risponde lui "E' che spesso questa casa è vuota, in questi giorni più che mai. Ed è in momenti come questi che rifletto molto, quando il lavoro si allenta e ho anche un po' di tempo per me stesso. E la tua visita giunge a proposito".
La ragazza sorride:"E' piacevole il tempo passato con te".
Intanto, in un qualche luogo oscuro, un essere tende la sua mano bianca e nera lungo un vassoio d' acqua che rimanda le immagini del colloquio tra Jarvis e Maria, poi esclama:"Molto bene, è giunto il momento che faccia la mia parte".

Qualche minuto dopo.

A volte sono gli eventi banali che ci fanno capire che le cose non possono che peggiorare. Il brutto tempo, il piede con cui scendiamo dal letto... Nel caso di Jarvis è il campanello del palazzo: a volte suona in modo diverso, anche se a prima vista potrebbe non sembrare così. A volte il campanello preannuncia l' arrivo di un ospite indesiderato, come in questo caso.
Jarvis esce dal palazzo e si avvia al cancello, per trovarsi di fronte al volto arcigno di Henry Peter Gyrich. Jarvis è un uomo che nella quasi totalità dei casi sa trattenere le proprie emozioni, ma stavolta non può fare a meno di corrugare il suo volto in un' espressione corrucciata. Gyrich è un agente burocrate senza scrupoli, il cui unico scopo di vita è distruggere i Vendicatori. Prima che il gruppo sparisse, aveva avuto un aspro diverbio con lui e di certo in questo momento ne sta approfittando per continuare nella sua opera di demolizione: Gyrich scarica sugli Eroi più potenti della Terra tutte quelle che sono le sue frustrazioni ed impotenze.
"Buongiorno, Mr. Gyrich" saluta il maggiordomo riassumendo un aspetto composto "Come mai rimane fermo davanti al cancello? Entri pure".
"Oggi ho voglia di cambiare le carte in tavola" afferma l' agente "Vorrei invitare lei ad uscire dal palazzo, a prendersi un po' di libertà in questi giorni in cui ha poco da fare".
"Per quale motivo?".
"La riesce tanto difficile pensare che lo stia facendo solo perchè ho voglia di parlare un po' con lei? Non sono un robot che si muove a comando. E poi il palazzo non rimarrebbe incustodito: c'è quel vostro meccanico, Jenkins, più gli operai di Stark, che se ne occuperanno".
Jarvis esita:"A dire la verità ho un ospite...".
"Molto bene, porti anche lei" replica Gyrich "Per me non sussiste alcun problema".
Il fedele servitore è incerto: mentirebbe a sé stesso se affermasse che ha molto da fare. Ugualmente direbbe una bugia se affermasse di non voler parlare con Gyrich, per poter chiarire alcune importanti questioni. Poi ha un rapido flash: il volto dell' agente diviene per un attimo quello di Ultron, poi quello di Mr. Hyde. Infine tutto torna alla normalità.
"Devo prendere un po' d' aria" pensa il maggiordomo. Dunque dice:"La raggiungo subito".

Ayers Bar. Qualche minuto dopo.

Un odore penetrante di fumo, unito ad un' atmosfera quasi soffocante, accoglie Gyrich, Jarvis e Maria. Durante il breve tragitto non si sono scambiati nemmeno una parola: anche tra di loro l' atmosfera è opprimente. Jarvis pensa che forse Maria non sarebbe dovuta venire qui.
I tre si siedono e, dopo pochi secondi, una solerte cameriera raccoglie le loro ordinazioni. Essere servito per Jarvis è quasi una sensazione di novità.
"Sì, perchè Tony Stark non fa altro che sfruttarti!".
Jarvis si volta, da dove proveniva questa sinistra voce? La vita nel locale continua come se nulla fosse. Possibile che se la sia immaginata?
"Eccoci qua" annuncia Gyrich.
"Già" ribadisce Jarvis.
Vari secondi di silenzio.
"Crede che i Mets abbiano buone possibilità di arrivare ai play off quest' anno?" chiede Gyrich.
"Non mi interesso di baseball" risponde Jarvis.
Altri secondi di silenzio, interrotto da Maria:"Edwin, puoi accompagnarmi in bagno? Credo di non sentirmi troppo bene".
Con solerzia e preoccupazione, Jarvis si alza ed aiuta la sua figlia adottiva ad arrivare alla porta della toilette, dove dice:"Ti aspetto qui fuori".
"No, vieni dentro con me!" è la secca replica della ragazza mentre lo trascina avanti.
"Cos' hai?" chiede il maggiordomo.
"Nulla, ho solo finto un malore. Edwin, quel tizio nasconde qualcosa di strano".
"Non è mia intenzione offenderti, Lupe, ma lo so benissimo".
"No, non nel senso che è una persona senza scrupoli. Ma nel senso che non è una persona come noi!".
"Cosa?".
"I miei sensi sono più sviluppati di quelli di un normale essere umano e posso dirti con sicurezza che quell' uomo non ha odore".
"Ma di certo devi esserti sbagliata, del resto la malsana atmosfera che permea questo locale confonde anche me. Avrà sicuramente confuso i tuoi sensi".
"Non è solo questo. E' come se dentro di sé quell' uomo... quell' essere fosse vuoto".
"Ascolta, Lupe" ribatte Jarvis "Forse stai davvero male. Ora mi scuserò con l' agente Gyrich e poi torneremo al palazzo, dove chiamerò un medico".
Il maggiordomo esce, lasciando dietro di sé una Maria alquanto pensierosa.
Ritornato al tavolo, Jarvis sta per parlare, ma viene bloccato da Gyrich:"Volevo parlare di lei e della sua condotta in questi anni assieme ai Vendicatori".
Questa frase sorprende il servitore:"Condotta?".
"Già" conferma Gyrich "Onestamente non riesco a capire perchè il gruppo si fidi ancora di lei. Voglio dire... dopo tutto ha tentato di tradirli".
"Un' esperienza spiacevole, non dettata dalla mia coscienza e volontà. E ora mi scusi, ma...".
"Ma soprattutto come fa lei a fidarsi ancora dei Vendicatori?".
Questa domanda lascia interdetto Jarvis:"Cosa intende dire?".
"Lavorare a fianco di esseri potentissimi, che potrebbero conquistare o distruggere il mondo, se solo lo volessero. Leggende viventi, dei nordici, androidi, potenti maghe. E poi tutto ciò a cui ha assistito: ha visto compagni di squadra uccidere altri Vendicatori, ha dovuto a volte dire addio a persone che conosceva da tempo, che ormai definiva amiche. E quante volte ha visto traditi gli ideali del gruppo proprio da parte di coloro che dovrebbero rispettarli? E le avversità che lei ha dovuto subire in prima persona? E nonostante tutto ciò, è ancora al suo posto. La sua forza di volontà, la sua fedeltà, la sua devozione devono essere straordinarie. Ed è proprio questo suo aspetto ad interessarmi".
Jarvis contrae i lineamenti del volto:"Lei non è l' agente Gyrich".
"Come mai dice ciò?".
"Non avrebbe mai tessuto le mie lodi come ha fatto ora lei".
Il finto Gyrich posa allora il bicchiere sul tavolo, la sua parodia d' umanità è terminata:"Lo sapevo che sarebbe stato impossibile imbrogliarla per così tanto tempo. Comunque quello sprecato finora è stato più che sufficiente".
"Chi è lei?".
"Davvero incredibile, nella mia vita, definiamola così per comodità, ho concentrato i miei sforzi per attingere alle energie di esseri potenti come l' Uomo Cosa o il Fenomeno. Invece, la realizzazione di tutti i miei sogni oscuri era a portata di mano. E tu, Edwin Jarvis, ne sei la chiave" conclude 'Gyrich' passando al tu.
"Non so cosa abbia in mente di fare, ma il gioco termina qui. Ora chiederò aiuto...".
"Aiuto? Ma ti sei guardato intorno?".
Solo in quel momento il fedele maggiordomo dei Vendicatori, preso fino a quell' istante dalla concitazione degli eventi, nota una cosa: gli avventori e i gestori del bar sono tutti dietro di lui e lo osservano con sguardo minaccioso.
"E' stato estremamente facile controllarli" spiega il finto Gyrich "Tutti esseri deboli, privi di volontà, pieni di terrore. Facili prede per me... D'Spayre, il Signore della Paura!".
Un demone interessato a lui? Se la situazione non fosse così tragica, Jarvis si metterebbe a ridere. Ma allora tutte quelle visioni, quei flashback, erano opera sua? Parrebbe proprio di sì. Ma in vista di quale obiettivo?
"Ora, se permetti" dice D'Spayre alzandosi dal tavolo e riassumendo il suo vero, scheletrico, aspetto "Ti porterò a fare una visita nel mio regno".
"Lascialo stare!" esclama una voce. Gli avventori del bar controllati dal demone sembrano quasi scostarsi di fronte al suo passaggio, mentre in realtà non si rivelano altro che infimi avversari per Artiglio d' Argento!
"I miei sospetti erano dunque fondati" afferma Maria tentando di attaccare D'Spayre "Tu non sei umano". Ma per quanti sforzi ammirevoli compia, l' eroina non riesce nemmeno a penetrare nelle protezioni magiche che D'Spayre ha posto attorno a sé, tanto è il potere cui il demone può attingere in questo momento.
"Una piccola interferenza che non modifica nulla di ciò che avevo in mente" afferma D'Spayre. In quell' istante i contorni del bar paiono divenire più sfumati, tutto sembra ondeggiare, finchè Jarvis ed Artiglio d' Argento si ritrovano catapultati in un reame da incubo, dove vi è un paesaggio spettrale in continua evoluzione, dominato dalla presenza di piccole repliche ghignanti di D'Spayre. Nemmeno Goya o Dalì avevano mai immaginato una cosa del genere.
"Una situazione alquanto sconveniente" commenta Jarvis.

Regno di D'Spayre.

"Alfin uscimmo a riveder le stelle" cita il demone indicando ciò che lo circonda. E' la sua visione personale del Paradiso camuffata da Inferno.
"Tio, hai una vaga idea del perchè siamo stati trascinati qui?" chiede Maria.
"Nessuna" risponde Jarvis.
"Allora lasciate che vi illumini" interviene D'Spayre, apparendo come dal nulla davanti ai due. Poi la sua mano scheletrica indica il fedele servitore:"Tu, Edwin Jarvis, sei stato al fianco del gruppo dei Vendicatori fin dal principio. E ne sei la loro vera anima: quante volte le tue parole hanno dato conforto ad eroi sull' orlo della disperazione? Quante volte la tua semplice presenza è stata sufficiente a dare una nuova spinta morale ai componenti del gruppo? Dentro di te non vuoi ammetterlo, ma di tutti coloro che hanno solcato i corridoi del palazzo, tu sei il migliore. Non perchè tu abbia superpoteri, ma per la tua devozione, la tua fedeltà, la tua quasi incrollabile fiducia. Qualità che ti rendono degno di camminare accanto agli Eroi più potenti della Terra. Del resto, laddove ogni membro del gruppo si è preso più volte lunghi periodi di pausa, tu invece sei sempre rimasto fermo al tuo posto: tranne che in una occasione".
"E' così?" si chiede Jarvis "Sono davvero così importante nell' economia del gruppo?".
"Vedo l' incertezza sul tuo volto, ma pensa a quando annunciasti di volerti ritirare dopo l' assalto dei Signori del Male. Il morale del gruppo crollò, in un momento difficile come quello senza di te sentivano di non poter andare avanti. La loro volontà è unita strettamente alla tua. Ed è proprio a quei giorni che intendo rifarmi".
Artiglio d' Argento si mette in posizione d' attacco.
"Privarti della tua forza di volontà, come accadde allora" dichiara D'Spayre "Senza il tuo prezioso apporto, il morale dei Vendicatori crollerà nuovamente, divenendo per me facili prede, piene di terrore. Ed il loro potere è grande: ultimamente ho attinto all' energia vitale di un giovane, straordinario ragazzo*, che mi ha dato la forza necessaria per ideare tutto ciò. E finalmente un regno di terrore...".

* V. Uomo Ragno 23

"Te lo puoi scordare!" urla Artiglio d' Argento, tentando di assalire il demone, che però non è certo impreparato: si scansa e dietro di lui appaiono i suoi piccoli sosia, che in massa circondano l' eroina e la sovrastano.
"Maria!" grida Jarvis.
"Veniamo a noi, ora" si avvicina D'Spayre "Nel palazzo non osavo farlo per timore dei sistemi di sicurezza, sono più efficienti di quanto pensassi. Per questo ti ho trascinato fuori, per portarti alla fine qui, dove regno supremo".
Un globo di luce appare nella sua mano scheletrica sinistra, ma Jarvis, senza alcuna esitazione, spalanca le braccia.
"Questo cosa vorrebbe dire?" chiede il demone.
"La sto invitando a porre fine a questa farsa" risponde il fedele servitore.
"Farsa? Ora ti accorgerai di quanto ti sbagli".
Il globo penetra nel petto di Jarvis, che non cede di un passo. Come a voler dare più forza alla sua sfera, D'Spayre la ritrae e pochi secondi dopo la ricolloca dov' era prima. Ma non accade ugualmente nulla: il volto di Jarvis rimane sereno.
"Non è possibile!" esclama il demone "Nel globo vi è una alta concentrazione di potere, minerebbe la volontà di chiunque. Perchè ciò a te non accade?".
"E' mio parere che lei sopravvaluti le sue capacità" ribatte Jarvis.
Attonito, D'Spayre ritrae una volta per tutte il globo dal petto del maggiordomo e lo fa svanire: cosa diavolo è andato storto? Nello stesso momento, con un urlo di rabbia, Artiglio d' Argento riesce a liberarsi dei suoi insoliti assalitori e subito si pone davanti al suo genitore adottivo.
"Non è ancora finita" dichiara D'Spayre "Ho ancora una possibilità, alquanto barbara, è vero, però...".
"Non le conviene ucciderci" afferma Jarvis, facendosi avanti "Sa, ho pensato molto alle parole da lei pronunciate qualche minuto fa, riguardo al fatto che io sia un componente fondamentale per i Vendicatori. Mi sono reso conto che ha ragione e ciò mi ha portato a pensare che non potevo cedere alle sue minacce, non potevo arrendermi così facilmente. Perchè il motto del gruppo è:'Una volta Vendicatore, per sempre Vendicatore'. Vale anche per me e non li tradirò mai, né darò loro altre preoccupazioni. Quelle visioni che mi ha mandato sono frammenti della mia vita che non vorrei mai aver vissuto, ma che in più di un senso mi hanno aiutato a maturare, a capire il mio ruolo nell' ambito dei Vendicatori. La sua sfera non poteva suscitare in me paura, perchè ormai sono oltre la paura: sono al servizio dei Vendicatori. E se lei mi uccidesse, capirebbe a sue spese perchè si chiamano così".
D'Spayre rimane silente per qualche secondo e Jarvis continua::"Ed ora vorrebbe per cortesia riportare me e Lupe a casa e liberare quei poveri avventori del bar?".
"Sei un uomo d' onore, Edwin Jarvis" afferma il demone "Ho evidentemente sottovalutato questo tuo aspetto. E dunque non mi resta che una cosa da fare".
I contorni del paesaggio infernale si fanno via via sempre più sfuocati per Jarvis ed Artiglio d' Argento, fino a riassumere forma ed aspetto familiari: Quinta Avenue, col cancello del palazzo dei Vendicatori a pochi metri di distanza.
"Bravissimo, Edwin" esclama Maria De Guadalupe "Ce l' hai fatta!".
Jarvis annuisce, anche se la sua memoria torna a quanto successo. Mentre la sfera era nel suo corpo c'è stato un istante in cui avrebbe voluto cedere, in cui tutta l' amarezza e la delusione di questi ultimi anni stavano per prevalere. Le immagini di Ultron e Mr. Hyde erano nuovamente davanti ai suoi occhi. Poi è scattato qualcosa dentro di lui: non poteva permettere a D'Spayre di vincere. Non solo per il bene dei Vendicatori, ma anche per sé stesso: già troppe volte in passato la paura aveva avuto il sopravvento su di lui. Non doveva accadere ancora, mai più. E così aveva resistito, Ultron e Mr. Hyde erano finalmente scomparsi, alla fine era riuscito a vincere le sue peggiori paure, a venire a patti con gli eventi più tragici della sua vita. Ed aveva così vinto nel modo più anomalo: rimanendo sé stesso. A volte non serve un costume sgargiante per essere un eroe.
"Andiamo dentro, Lupe" dice il fedele servitore "Ti offrirò un pranzo indimenticabile".

FINE

Dedicato al miglior scrittore di Jarvis, Bob Harras

Note dell' Autore: Jarvis, Vendicatore ad honorem. E' stato accanto agli Eroi più Potenti della Terra fin dal primo giorno, ma raramente è stato protagonista assoluto di una storia. Poi, saltuariamente, ha conquistato il suo spazio, con quegli episodi cui ho più volte accennato nella storia e soprattutto col racconto "Un fedele servitore" (che ho ripreso) scritto da Harras e che ritengo tra le migliori dieci storie Marvel di sempre. Era dunque giusto dedicare al maggiordomo dei Vendicatori il suo giusto spazio su questa testata antologica. Perchè Jarvis c'è sempre stato. E sempre ci sarà.